ESISTE UNA BELLEZZA ASSOLUTA?
ESISTE UNA BELLEZZA ASSOLUTA?
LA BELLEZZA
Il termine “bellezza” è di per sé più ambiguo di quanto si possa pensare di primo acchito.
Già dal suo etimo (probabilmente una forma latina arcaica di “bonus“), si fa riferimento a qualcosa che va oltre un mero appagamento visivo.
Bensì fa pensare ad una sorta di “bene” estetico, da intendersi come una percezione più profonda, spesso spirituale e intellettiva.
Inoltre, soprattutto nell’arte, il concetto di bellezza ha subìto inevitabilmente mutazioni e cambi di parametri che rendono ancora più complessa la sua analisi.
ESISTE UNA BELLEZZA ASSOLUTA?
No, quantomeno non proprio. Senza perderci in luoghi comuni o in banali aforismi, mi sentirei di definire la bellezza come una proprietà estetica (intesa in accezione per certi versi “kantiana”) soggettiva, ma basata su criteri oggettivi (consci o inconsci che siano).
In sostanza il definire “bella” una persona, un’opera d’arte, una melodia etc… va sempre analizzato in merito ai parametri di riferimento.
È fuori discussione quindi che, in qualsiasi ambito di speculazione, gli elementi da analizzare sono molteplici:
- il gusto personale (che, ripeto, consciamente o inconsciamente è comunque basato su criteri circoscrivibili)
- il contesto culturale
- il momento storico
- le dinamiche sociali
- il sistema a cui ci riferiamo nell’attribuzione della bellezza a qualsiasi manifestazione o prodotto umano.
Tutto ciò ha portato peraltro ad un apparente abuso del termine “bellezza”, che ci può far definire come “bello” un abito, un monumento, un gesto atletico o addirittura, in modo ossimorico, anche un film horror o di guerra.
I MUTEVOLI CANONI DI BELLEZZA ARTISTICA DEL CORPO UMANO
Nella storia dell’arte la bellezza è stata rappresentata con modalità e sfumature talvolta molto diverse tra loro: in primis a riguardo del corpo umano.
Se nella cultura classica greco-romana (ripresa in parte nel Rinascimento e successivamente nel ‘700) essa si manifestava con l’armonia delle proporzioni, nel Barocco acquisisce un’accezione più ridondante, quasi fastosa.
Prendiamo ad esempio tre famose sculture del David, quelle di Donatello, Michelangelo e Bernini.
Se nel primo, agli albori del Rinascimento, le fattezze sono “acerbe” e indicano una purezza quasi eterea dell’eroe, nel David di Michelangelo è evidente l’apoteosi della perfezione e della proporzione del corpo maschile, in una fiera e immobile tensione che precede l’azione d’attacco.
Tutt’altro discorso nell’opera del Bernini, dove, in pieno clima barocco, il personaggio rappresentato è immerso nel suo furor combattivo, a scapito di una proporzione armoniosa (peraltro Bernini è uno dei pochissimi scultori che non utilizza la “sbozzatura” del blocco marmoreo, rendendo le sue opere meno “perfette”, ma ancora più immerse nello spazio circostante).
Un discorso simile si può affrontare in merito al corpo femminile, che nei secoli ha cambiato di gran lunga i propri stereotipi. Nella scultura ellenistica ad esempio, la figura femminile è estremamente equilibrata, sobria e armoniosa.
Laddove, invece, viene sdoganata la nudità anche per la donna, la storia dell’arte, soprattutto moderna, è ricca di rappresentazioni di figure piuttosto formose e abbondanti, che sottolineano ad esempio una correlazione tra larghezza dei fianchi e fertilità, retaggio arcaico riproposto con cadenza regolare.
BELLEZZA ARTISTICA INTESA COME TENDENZA
Andando oltre le fattezze del corpo umano, possiamo fare un’analisi di più ampio respiro, facendo riferimento alle varie correnti artistiche.
È indubbiamente complesso accomunare in termini di bellezza un ritratto di Tiziano ad uno di Klimt, una scultura di Fidia ad una di Boccioni, una veduta di Canaletto ad un paesaggio metafisico di De Chirico o addirittura un’icona di Giotto ad un murales di Banksy e così via.
In questo senso possiamo sottolineare che, proprio per quanto detto prima, le manifestazioni artistiche sono talmente mutate nella storia da rendere quasi impossibile un accostamento congruo nella loro valutazione estetica.
Ogni corrente artistica ha caratterizzato e, per certi versi, veicolato il “bello” nell’immaginario collettivo, al netto ovviamente del gusto personale e della rispettiva sensibilità. Il linguaggio delle arti figurative è da sempre in continua evoluzione, cosa che peraltro avviene anche in altre manifestazioni artistiche.
Un esempio calzante e facilmente comprensibile lo troviamo ad esempio in poesia: la straordinaria bellezza che può esprime un verso di Dante può essere espressa anche da una poesia ermetica di Ungaretti: poetiche estremamente distanti nel tempo e nello stile, ma universalmente apprezzate. Tornando quindi alle arti figurative, potremmo chiosare definendo infinitamente “bella” un’opera di Raffaello quanto una di Picasso, tralasciando l’ovvietà delle loro diverse connotazioni estetiche; vanno accomunate per ciò che riescono ad esprimere, per quanto sono in grado di suscitare nell’animo umano e per cosa in esse, nella loro aura, nella loro semiotica e nella loro “storia” riesce ad andare oltre un semplicistico e freddo giudizio dell’apparenza di forma e colore.
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