3 pilastri per fondare la tua impresa culturale.
In questo articolo ARP NEWS apprenderai 3 pilastri per fondare la tua impresa culturale.
A parlare dell’argomento è l’imprenditore in ambito artistico contemporaneo Gerardo Giurin, fondatore di aA29 Project Room e formatore nel Modulo 5 Identità dell’Impresa culturale del Master ARP Il Consulente in Arte Professionista:
La creazione di un’impresa culturale è una dichiarazioni di intenti e al tempo stesso l’analisi e definizione di una precisa e particolare nicchia di mercato in cui operare.
Come tutti i mercati anche quello della cultura, nei suoi vari ambiti, ha dovuto fare i conti con un cambiamento radicale della società, dell’economia e in generale con le nuove regole dei mercati globali.
Alcuni casi interessanti a tal proposito, sono, senza entrare troppo nel merito ma a titolo di esempio, l’ingresso di Amazon in ambito editoriale che ha generato nuove regole prima impensabili, oppure l’applicazione della tecnologia blockchain e NFT, piuttosto che l’affermazione di strumenti finanziari come art lending oppure crowdfunding.
Immaginare un’impresa culturale che operi nell’ambito dell’arte contemporanea nello scenario nazionale e/o internazionale necessità di 3 pilastri fondamentali per il successo:
1 – Immaginazione;
2 – Identità;
3 – Visione/progetto.
1 – Immaginazione
Qualsiasi cosa l’uomo abbia mai creato, è stata prima immaginata, pensata, accarezzata nella mente e scaldata dal cuore.
“Perché voglio avere a che fare con l’arte contemporanea attraverso un’impresa culturale tradizionalmente chiamata Galleria d’Arte?”
Questa è la prima domanda che mi sono fatto e ti invito a prendere carta e penna e scrivere anche tu un pensiero con quella libertà di chi sta parlando fra sé e sé, lasciando da parte i condizionamenti esterni.
“Lo faccio perché desidero migliorare come persona, come essere umano e desidero rapportarmi con artisti, scrittori, pensatori… intellettuali che possano fornirmi diverse visioni, punti di vista, nuove domande attraverso il misterioso mondo dell’arte”.
Personalmente ho inseguito questa ‘necessità’, questa ‘esigenza’ ed è diventata anche la mia professione e impresa.
Immaginare è una fase preparatoria reale e relativamente lunga ma è il luogo in cui si concepisce, è il tempo necessario in cui si alleva l’idea con la ricerca, la discussione, si interrogano i potenziali collaboratori, gli artisti e tutti coloro che potrebbero essere coinvolti direttamente o indirettamente nell’impresa.
2 – Identità
Come un documento deve essere riconoscibile immediatamente: nome, cognome e tutto il resto, l’identità deve essere cristallina altrimenti è altro.
La mia impresa culturale si occupa di arte contemporanea con un indirizzo socio-politico che si esprime in varie declinazioni: questione animale, cambiamento climatico, sostenibilità ambientale, politica pubblica, questioni antropologiche.
Dunque ho iniziato un rapporto con artisti che attraverso la loro ricerca e pratica artistica indagassero queste geografie.
L’identità deve essere autentica. Quando, nel parlare degli artisti o dell’impresa culturale stessa, la comunicazione identitaria può esprimersi fluidamente con le loro medesime parole, significati e ricerche, allora questa congruenza denota fedeltà del progetto all’identità reale e percepita dal pubblico.
Ciò diventa una cartina tornasole per tutto l’operato.
Ad esempio, il nome dell’impresa che ho fondato è direttamente correlato a questo percorso identitario:
aA29, un piccolo asteroide antico, sconosciuto, misterioso che vaga nello spazio infinito, ha ispirato il nome dell’impresa d’arte.
Antico, sconosciuto, misterioso e infinito sono aggettivi che ben definiscono l’arte contemporanea. Soprattutto ‘piccolo’.
Va compreso da subito che l’arte contemporanea, benché fondamentale, ha un piccolo posto nella gerarchia delle necessità del mondo e soprattutto in Italia, dove esiste un solo museo nazionale per l’arte contemporanea ed un sistema estremamente relazionale.
Un sistema che va assolutamente studiato e rispettato e che come tutti i sistemi hanno le loro imperfezioni, anche questo potrebbe averle. In tutti i casi, è meglio riferirsi ad un sistema analizzabile, scalabile e migliorabile, piuttosto che l’anarchia e il procedere senza metodo ed obiettivi.
Una volta inteso il come ci si debba muovere nel sistema, diventa propedeutico rispettarlo e innovarlo, creando anche nuove regole in armonia con quelle generalmente accettate e applicate.
Limitandosi a replicare soltanto l’operato delle più importanti gallerie d’arte, avanza il rischio di essere percepiti dal pubblico come inadeguati alle attuali esigenze, poiché queste sono nate in periodi socio-economici differenti da quello in cui si inizia ad operare. Un buon metodo di approccio è osservare, studiare, analizzare, capire ed adeguare al presente: tradizione + innovazione.
3 – Visione/Sostenibilità del Progetto
Quando l’immaginazione si concretizza nell’identità sfocia in una Visione, dando senso al Progetto dell’impresa che si nutre di obiettivi.
E’ fondamentale avere anche una visione finanziaria, oltre a quella identitaria e valoriale, che possa sostenere il progetto nei primi 3/4 anni.
Il terzo dei 3 pilastri per fondare la tua impresa culturale, infatti, è quello più pratico dal punto di vista economico finanziario.
E’ incauto in questa fase immaginare che dei collezionisti “prima o poi acquisteranno”, oppure avventurarsi in una fiera del settore sperando di recuperare ciò che si investe perché “tanto qualche collezionista comprerà”.
Questo è un atteggiamento approssimativo che delega il successo finanziario alla capacità della fiera o al caso. L’impresa culturale deve avere ben definito dove si approvvigionerà di risorse finanziare certe, poiché essa è un’impresa a tutti gli effetti, costi e ricavi, entrate uscite, investimenti finanziari.
Se la visione è quella di diventare una prestigiosa galleria d’arte, si deve poter contare su un nutrito numero di collezionisti consolidati oppure su un socio finanziatore che garantirà risorse economiche almeno per i primi tre anni. In alternativa si deve poter accedere a strumenti finanziari per la raccolta di denaro da investire sul progetto (come un crowdfunding, l’accesso a fondo perduto o simili) oppure investire il patrimonio personale… tutte queste fondamentali, ineludibili esigenze finanziarie vanno risolte a monte, pena il mettere fine all’impresa entro poco tempo.
Immaginare la propria impresa, darle un’identità in cui si crede è la più grande spinta per trovare anche risorse finanziare.
Inizierai a lavorare con un artista solo se potrai sostenerlo finanziariamente e produrre i suoi progetti per almeno 3 anni, e lo stesso vale per uno spazio espositivo o per una qualsiasi risorsa aziendale.
Se i 3 pilastri per fondare la tua impresa culturale ti sono stati utili, condividi l’articolo e aiuta altre persone come te a trovare l’ispirazione grazie al processio: immaginazione – identità – visione/sostenibilità del progetto!
Gerardo Giurin è il fondatore
aA29 è composta da tre gallerie italiane
e da un ufficio di relazioni internazionali
a New York.
Luoghi di partecipazione e
spazi multifunzionali aperti al dialogo
interdisciplinare sono stati creati per
promuovere, anche attraverso progetti
site-specific e residenze,
le più diverse forme della
sperimentazione contemporanea,
privilegiando il rapporto con le
università e con gli spazi museali,
sia nazionali che internazionali.